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Scritto da Scuola Popolare in General il Aprile 21, 2012
Scuola: buoni esempi
Scritto da Scuola Popolare in General il Aprile 21, 2012
Ecco come alcuni studenti di Foggia hanno ricordato la figura di Giuseppe Di Vittorio, sindacalista rivoluzionario dei contadini pugliesi, comunista ma anche anarchico intransigente. Di Vittorio, bracciante semianalfabeta quale era, ebbe l’intelligenza di capire fin da subito che si possono conquistare “il pane e la libertà” solo accompagnando le lotte sindacali per i diritti dei contadini all’istruzione e così organizza una scuola serale per i braccianti di Cerignola, quasi tutti analfabeti che non avevano mai avuto l’opportunità di tenere un libro tra le mani.
Un sito a lui dedicato: Di Vittorio – dalla Costituzione al diritto al voto.
Anas ieri ha fatto tardi
Scritto da Scuola Popolare in General il Marzo 24, 2012
Anas non è mai arrivato tardi a lezione. Non è mai mancato, nemmeno una sola volta. Non è mai accaduto che non avesse fatto i compiti, non è mai accaduto che li avesse fatti male. È uno studente brillante, disciplinato, intelligente, come lo sono in pochi. Uno studente a cui qualunque insegnante immancabilmente si affezionerebbe.
Anas per venire a una lezione di italiano deve percorrere diversi chilometri, almeno 40 minuti di strada. Anas è palestinese, e per questo la sua strada si allunga, indelebilmente, per attorcigliarsi nel percorso illogico segnato da un muro ancora più assurdo.
Anas è chiuso all’interno di quello spazio che il regime di occupazione israeliano ha segnato per i non ebrei, che rimangono dall’altra parte del muro, in silenzio si spera, mentre i coloni scorazzano fuori e dentro la West Bank, indisturbati. E se non fosse il muro, e se non fossero la lunghezza della strada, le intemperie, i check point a impedire lo studio di un ragazzo, allora interverrà la violenza: quella più veloce, vera, più diretta.
Anas oggi era in ritardo, ero stupita. È’ infine arrivato in classe, almeno 15 minuti dopo l’inizio della lezione. L’ho visto accasciarsi sulla sedia e tremare. Tremare tremendamente e scuotersi, dalla tasca destra cercare con la mano, un fazzoletto, singhiozzare. Sono accorsa: «Mi hanno picchiato, mi picchiavano in quattro». «Perché? Perché?» Nella mia ingenuità mi illudevo potesse esserci un motivo. Così, con la mano tenendosi lo stomaco, respirando a fatica, il volto sconvolto, arrossato per le percosse, ha raccontato.